Addio senso dello Stato: la clip di Bonafede ti ha ucciso

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Addio senso dello Stato: la clip di Bonafede ti ha ucciso

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha diffuso un filmato che racconta l’arresto di Cesare Battisti.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha diffuso sulla sua pagina Facebook un filmato della durata di meno di quattro minuti che racconta l’arresto di Cesare Battisti. Il video s’intitola “una giornata che difficilmente dimenticheremo!”.

E su questo ha ragione. Anche se la cosa impossibile da dimenticare è il video. Il filmino ha scatenato critiche fuori e dentro i social. Le immagini sono accompagnate da una sequenza musicale. Una base, che potrebbe essere usata per un video delle vacanze o un filmino matrimoniale, fa da sottofondo ai momenti ritenuti salienti della storia.

Il latitante viene ripreso mentre scende dall’aereo e mentre viene condotto in custodia. La sequenza lo segue mentre gli vengono prese le impronte digitali. Un teatrino in cui anche le forze dell’ordine vengono usate per la clip propagandistica in cui il detenuto è esposto come un trofeo di caccia. E da più fronti ci si chiede che fine abbia fatto il senso delle istituzioni e il rispetto della dignità umana.

“Che schifo! Questo montaggio con musica emozionale è da subumani. Rispetto per la dignità delle persone, non siamo al ritorno in studio dalla Playa dell’Isola dei famosi! Vergogna”, si legge tra i commenti.

Sarà difficile dimenticare quanto lei sia stato il peggior ministro della giustizia della storia della repubblica. Questo video osceno è l’ennesima vergogna nazionale che ci avete consegnato. Non oso immaginare che razza di avvocato lei possa essere stato e possa essere, che non conosce i principi minimi alla base delle garanzie degli individui privati della libertà personale. Qui c’è tutto quello che siete: una cosa spaventosa” attacca un altro utente.

Il ministro si difende:  “Nessuno spot ma un video per onorare il lavoro della Polizia penitenziaria. In tutta questa vicenda ho sempre avuto un approccio inequivocabile. Mi sembra che si continui a far polemica sul nulla dimenticando l’importante risultato raggiunto”.

Ma le critiche arrivano anche dal fronte politico e giudiziario. “Io non lo avrei fatto” stigmatizza a titolo personale il vicepresidente del consiglio superiore della magistratura, David Ermini. Per Walter Verini, responsabile Pd Giustizia e componente della Commissione Giustizia della Camera, “il video postato dal Ministro della Giustizia e lo spettacolo dato dal Ministro dell’Interno sulle fasi dell’arrivo del latitante Battisti sono degni di una repubblica delle banane, non di un Paese civile”.

Matteo Renzi attacca su Facebook postando una foto del Guardasigilli che indossa la divisa della polizia penitenziaria: “Bonafede non si è accorto che nella sua legge (presunta) Anticorruzione c’è una norma ad personam che salva i leghisti dal peculato. Però Bonafede ha lo stesso giocattolo di Salvini ed è tanto felice. La giustizia italiana un po’ meno”.

Interviene anche il Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma: ‘‘Come Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà – spiega – ho atteso che calasse il clamore attorno all’operazione che ha riportato Cesare Battisti alla doverosa realtà dell’esecuzione di quella pena che la giustizia gli ha inflitto per quanto commesso. Un punto di arrivo che avrebbe richiesto un atteggiamento sobrio sul piano istituzionale e su quello della comunicazione. Non è stato così”. Palma prosegue  e “confida – sulla base della più volte affermata volontà del ministro della giustizia del pieno rispetto della dignità di ogni persona – che si provvederà a rimuovere tali video, d’altro canto ritiene suo compito ricordare che epiteti, frasi e immagini che puntano ad acquisire consenso attraverso il ricorso a un linguaggio del tutto estraneo a quello del Costituente, finiscono per consolidare una cultura di disgregazione sociale e di tensione di cui il Paese non ha certamente bisogno”.

 
Autore: Maddalena Carlino
Fonte: Democratica. Il sito di informazione del Pd
Data: 16 gennaio 2019

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