Quello che devi sapere sulla manovra in 9 punti

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Quello che devi sapere sulla manovra in 9 punti

Luigi Marattin ci spiega chi ci guadagna (e purtroppo non è il Popolo) e chi ci rimette con la Legge di bilancio del governo M5S-Lega.

Facciamo un po’ di chiarezza sulla Legge di Bilancio del governo M5S-Lega? Qui vi sono solo informazioni certificate, che ogni cittadino può verificare autonomamente. Noi siamo convinti, infatti, che un dibattito pubblico così inquinato da fake news di ispirazione governativa non sia un buon segnale per la salute della nostra democrazia.
Così vi invitano a verificare tutte queste informazioni, senza abboccare alle bugie della maggioranza e del governo.

 

1) È vero che si pagheranno più tasse?

Sì. Se abbasso le tasse a tutti quelli che si chiamano “Marco” ma le alzo a tutti gli altri, posso continuare fino al prossimo Natale a ricordare che abbasso le tasse a chi si chiama Marco. Ma per capire se l’Italia nel suo complesso paga più o meno tasse rispetto all’anno prima, devo guardare ad un solo semplicissimo indicatore: la pressione fiscale (=quanto pesano complessivamente tutte tasse sul nostro reddito)

E la pressione fiscale – dopo cinque anni di lenta ma costante discesa – nel 2019 (per effetto della legge di bilancio di M5S e Lega) sale dal 42% del 2018 al 42,4% del 2019. Significa circa 7 miliardi di tasse in più a carico di chi lavora e produce in Italia.

Questa non è un’opinione. È un fatto, certificato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.

E non è affatto vero che “sono solo tasse sulle banche”. Tutti i benefici fiscali che vengono annullati (Iri, Ace, crediti di imposta ecc) andavano a vantaggio soprattutto dalle piccole e medie imprese. In più, lo sblocco delle tasse locali (non comprese nel conto di cui sopra) aggraverà ulteriormente – la CGIA di Mestre dice di un altro miliardo – il peso sulle buste paga di lavoratori dipendenti e pensionati (tramite l’addizionale Irpef) e sugli immobili (tramite Imu e Tasi).

 

2) È vero che diminuiranno le pensioni?

Si. Ma dobbiamo spiegarlo bene.

I pensionati – tranne quelli sopra i 4.500 euro lordi al mese – non avranno meno soldi rispetto al 2018.
Ma avranno meno soldi (a partire da quelli sopra i 2.000 euro mensili lordi) rispetto a quello che avrebbero avuto se il governo non fosse intervenuto. Era previsto infatti dai governi precedenti che dal 2019 le pensioni fossero più alte in valore nominale, perché maggiormente adeguate all’andamento dell’inflazione. Il governo invece diminuisce questo adeguamento, ricavandone complessivamente 2,2 miliardi in tre anni. Soldi che sarebbero rimasti nelle tasche dei pensionati, e invece vengono acquisiti dallo Stato.

 

3) È vero che diminuiranno gli investimenti?

Sì.
Le risorse pubbliche per gli investimenti nel 2019 diminuiscono di 1,063 miliardi rispetto al 2018.
Questa non è un’opinione. È un fatto incontestabile, certificato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.

 

4) È vero che aumenta l’IVA?

Nel 2019 no. Il governo infatti ha evitato – esattamente come aveva fatto il Pd dal 2014 in poi – l’aumento previsto dell’Iva a partire dal 1 gennaio 2019.

Ma allo stesso tempo il governo ha previsto un aumento senza precedenti dell’Iva nel 2020 e nel 2021.
Nel 2020 è previsto un aumento di 23,1 miliardi (3,9 miliardi in più di quanto era stato previsto dal Pd), e nel 2021 l’incredibile cifra di 28,8 miliardi (ben 9,2 miliardi in più rispetto a quanto era stato previsto dal Pd).

Il governo può dire finché vuole che “poi lo eviterà” (e come? Tagliando la spesa per 30 miliardi?!). Ma intanto ha previsto il più pesante aumento dell’Iva della storia d’Italia. E questa non è un’opinione. E’ un fatto, certificato dallo stesso governo che lo ha scritto senza possibilità di dubbi nella legge di bilancio.

 

5) È vero che le associazioni di volontariato pagheranno più tasse?

Sì. Per loro l’aliquota sui redditi raddoppia, passando dal 12% al 24%. E questo è un fatto incontestabile, non è un’opinione. Scritta dal governo, nero su bianco, nel passaggio parlamentare al Senato.
Lascia poi stupefatti la bufala secondo cui questo taglio sarebbe compensato dalla diminuzione delle tasse sui capannoni industriali. Voi quante associazioni di volontariato conoscete che abbiano la sede in capannoni industriali?

 

6) È vero che viene colpito il popolo e non i grandi colossi?

A differenza dei populisti e dei demagoghi, noi non distinguiamo tra “popolo” (buono) e “élite” (cattive). Queste, anzi, sono distinzioni che nella storia hanno preparato il terreno a periodi bui e tragici. Per cui non sappiamo esattamente che cosa voglia dire “colpire il popolo”. Quello che sappiamo è che è dannosa per chi fa impresa (perché in media ne aumenta le tasse), per i lavoratori dipendenti (che non hanno vantaggi dalla manovra e che anzi verranno danneggiati dall’economia in peggioramento), per i pensionati (che avranno un minor adeguamento all’inflazione rispetto a quanto previsto). E per l’economia nel suo complesso – che da maggio a ottobre ha già perso 115 mila posti di lavoro a tempo indeterminato (fonte: Istat) – visto che non contiene nessuna misura per stimolare la competitività, la produttività e per riformare in modo equo e sostenibile il nostro sistema sociale a vantaggio dei più deboli.

 

7) È vero che il governo si è piegato al volere dell’Europa?

Fin da luglio la Commissione Ue si era dichiarata disposta ad accettare una legge di bilancio che avesse due caratteristiche:

A) nessun peggioramento del deficit strutturale nel 2019
B) un suo miglioramento progressivo nel 2020 e 2021

All’inizio il governo ha presentato una legge di bilancio che violava entrambe le condizioni e, in aggiunta, portava il deficit nominale al 2.4% del Pil (dichiarando che in nessun caso si poteva scendere da questo numero).

Dopo il “confronto” con la Ue, non solo il deficit nominale è stato portato al 2% del Pil, ma si è pienamente adempiuto alle due richieste che la Commissione Ue aveva fatto fin da luglio: nessun peggioramento del deficit strutturale nel 2019 (al netto della flessibilità) e costante miglioramento nei due anni successivi.

Si è trattato quindi di una resa senza condizioni.

 

8) È vero che ci sono di nuovo tagli alla scuola?

Sì. Anzitutto già dal 2019 vengono tagliati 56 milioni all’alternanza scuola-lavoro (nella sostanza ridotta a zero) e 12 milioni alla formazione iniziale dei docenti (che torneranno ad essere assunti senza tirocinio nè prova), mentre non c’è alcun investimento sull’organico dell’autonomia, il che significa più supplenze e meno certezza per i docenti precari.
Il taglio più importante, però, riguarda il triennio: come si legge nella nota di variazione gli stanziamenti per l’istruzione scolastica passeranno da 48,37 miliardi a 44,47 di qui al 2021: una riduzione di 4 miliardi di euro. Particolarmente grave è la voce “interventi di integrazione scolastica degli studenti con bisogni educativi speciali incluse le spese del personale (docenti di sostegno): qui si passa da 3,4 a 2,4 miliardi nella scuola primaria e da 1.4 a 1.1 in quella secondaria. Un taglio netto di oltre 1 miliardo tutto sulle spalle dei più fragili.

 

9) È vero che l’approvazione di questa manovra non ha rispettato la Costituzione?

L’art.72 della Costituzione recita che “ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale”.

Molte volte è accaduto che il disegno di legge di bilancio (il più importante) fosse invece approvato tramite il meccanismo della “fiducia”, cioè con votazione complessiva e non articolo per articolo. Ma anche in quei casi il testo era stato presentato dal governo con congruo anticipo e la commissione bilancio – almeno in una delle due Camere – aveva avuto modo di esaminarlo, discuterlo, votarlo.

Stavolta invece, e per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, il disegno di legge di bilancio è stato quasi completamente riscritto il 22 dicembre, e approvato dalla maggioranza in via definitiva il 30 dicembre senza che nè le commissioni bilancio di Camera e Senato (e nè le assemblee plenarie stesse) avessero avuto modo di discutere, approvare e modificare le norme in esso contenute.

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